lei

DIRIGENTE: ADAMO MARIA SEBASTIANA


COORDINATRICE: DI CORRADO ROSARIA

DOCENTE REFERENTE: DI CORRADO ROSARIA 

NAZIONI: PORTOGALLO  UK  GERMANIA SPAGNA

Il progetto LEI contribuirà a queste priorità sviluppando una piattaforma dinamica che supporterà, incoraggerà e consentirà un migliore coinvolgimento di tutti i soggetti coinvolti nel sostegno all'inserimento di rifugiati e studenti svantaggiati nel sistema scolastico, suggerendo innanzitutto se la scuola o il mercato del lavoro è l'opzione giusta e poi dando ad ogni giovane un sostegno a riconoscere la sua qualifica, per migliorare le conoscenze linguistiche e per sostenere l'inclusione sociale, anche promuovendo il co-lavoro di profughi e studenti locali

 REPORT LEI 12/15 Marzo 2018

Contenuti

 

1.   Situazione nazionale, il fenomeno dei rifugiati, migranti e ESL

 

Secondo i dati dell'ISTAT, l’Italia attraversa una fase particolarmente delicata dei fenomeni migratori; si è passati ormai da diversi anni dall’epoca delle migrazioni per lavoro e – successivamente – per famiglia, a quella caratterizzata da nuovi flussi sempre più spesso motivati dalla ricerca di asilo politico e protezione internazionale. L'Italia attualmente, in base ai dati del Ministero dell’Interno per il numero di richiedenti asilo e protezione internazionale, ha raggiunto la cifra più alta mai registrata in un ventennio, oltre 123.000 persone.

Per una maggiore chiarezza terminologica facciamo riferimento all'UNHCR per definire in maniera chiara chi sono i "rifugiati" e chi sono i "migranti":

I rifugiati sono persone in fuga da conflitti armati o persecuzioni. Spesso, la loro situazione è così pericolosa e intollerabile che devono attraversare i confini internazionali per cercare sicurezza nei paesi vicini e, quindi, diventare "rifugiati" riconosciuti a livello internazionale, con accesso all'assistenza di Stati, UNHCR e altre organizzazioni. Sono riconosciuti come tali, proprio perché è molto pericoloso per loro restare nel loro paese e hanno bisogno di asilo da qualche altra parte. Per queste persone, la negazione dell'asilo ha conseguenze potenzialmente fatali. Il diritto internazionale definisce e protegge i rifugiati: la Convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati e al suo Protocollo del 1967, nonché altri strumenti giuridici, come la Convenzione OAU sugli aspetti specifici dei problemi dei rifugiati in Africa del 1969, o la Dichiarazione di Cartagena sui Rifugiati del 1984, continua ad essere la pietra miliare della moderna protezione dei rifugiati. Uno dei principi fondamentali stabiliti nel diritto internazionale è che i rifugiati non dovrebbero essere espulsi o restituiti a situazioni in cui la loro vita e la loro libertà sono in pericolo.

I migranti scelgono di trasferirsi non a causa di una diretta minaccia di persecuzione o morte, ma principalmente per migliorare la propria vita trovando lavoro o istruzione, ricongiungimento familiare o per altri motivi. A differenza dei rifugiati, che non possono tornare nel loro paese, i migranti continuano a ricevere protezione dal loro governo. Per i governi, questa distinzione è importante. I paesi trattano i migranti in conformità con le loro leggi e procedure sull'immigrazione, mentre trattano i rifugiati applicando le norme in materia di asilo e protezione dei rifugiati, che sono definiti sia nella loro legislazione nazionale che nel diritto internazionale

Confondere rifugiati e migranti può avere gravi conseguenze sulla vita e la sicurezza dei rifugiati. Mescolare i due termini distoglie l'attenzione dalle specifiche garanzie legali richieste dai rifugiati. Può minare il sostegno pubblico per i rifugiati e l'istituzione di asilo in un momento in cui più rifugiati hanno bisogno di tale protezione. Inoltre l'UNHCR definisce "rifugiati e migranti" quando ci si riferisce ai movimenti di persone via mare o in altre circostanze, dove entrambi i gruppi possano essere presenti. La scelta delle parole giuste è importante.

 

Dopo aver chiarito l'uso dei termini "rifugiati" e ai "migranti", andando più nello specifico verso gli obiettivi del progetto ERASMUS +, LEI - Language, Environment, Inclusion, secondo i dati del Ministero dell'Interno, ISTAT e ISMU, passiamo alla definizione di ESL e ai dati a livello nazionale:

l’Early school leaving - ESL, o “abbandono scolastico precoce” può avere conseguenze drammatiche sugli individui: queste persone, infatti, hanno più probabilità di restare disoccupati o di avere occupazioni precarie e sottopagate, di dover ricorrere a vari programmi di assistenza sociale, e corrono un più elevato rischio di povertà ed esclusione sociale. Costoro tendono a partecipare meno alla formazione successiva e a essere meno coinvolti nelle elezioni e nelle altre attività tipiche delle democrazie. Per le nostre società e l’economia, l’ESL costituisce un tremendo spreco di potenziale. Per questa ragione, le nazioni europee si sono impegnate a ridurre la percentuale di early school leavers a meno del 10% entro il 2020 e hanno attuato una strategia di cooperazione politica finalizzata all’apprendimento fra pari e allo scambio di buone pratiche.

L’ESL è un problema complesso, legato a molte ragioni spesso interconnesse, che spaziano dai problemi personali o famigliari (es. perdita della casa, lutto, abuso di sostanze, problemi psichiatrici), alle difficoltà di apprendimento o alle esperienze scolastiche negative (es. bullismo, cattivi rapporti con i docenti, risultati scolastici scarsi), alle situazioni socio-economiche precarie.

In Italia la dispersione scolastica è scesa dal 20,8% di dieci anni fa al 13,8% del 2016, avvicinandosi all'obiettivo Europa 2020 di un tasso inferiore al 10 per cento. Ma resta un forte divario tra Nord e Sud, con Sicilia, Campania e Sardegna sopra la media nazionale. Le misure adottate per diminuire la dispersione scolastica prevedono: l'estensione del tempo pieno, una didattica più flessibile, più formazione per i docenti, un nuovo patto fra scuola e famiglie e l'aumento degli investimenti per elevare il livello delle conoscenze e competenze di base e di cittadinanza.

Gli ultimi dati del MIUR indicano che:

1.     La dispersione coinvolge in misura maggiore i maschi, gli studenti con cittadinanza non italiana e quelli in condizioni economiche disagiate. In Italia, come sottolineato  dal Miur, ci sono infatti oltre 1 milione di persone in crescita (fra i 3 e i 18 anni) e in età scolare che vivono in condizione di povertà assoluta. Nel 2015/2016 sono 14.258 i ragazzi delle scuole medie (lo 0,8% del totale) che hanno abbandonato gli studi nel corso dell'anno o nel passaggio da un anno all'altro. Al Sud la propensione all'abbandono è maggiore, con l'1% (l'1,2% nelle isole e 0,9% al Sud), mentre nel Nord Est la percentuale si ferma allo 0,6%. Tra le regioni con maggiore dispersione spiccano la Sicilia con l'1,3%, la Calabria, la Campania e il Lazio con l'1%. La percentuale più bassa si evidenzia in Emilia Romagna e nelle Marche con lo 0,5 per cento.

2.     Nella scuola superiore il tasso di abbandono è del 4,3% (112.240 ragazzi), molto elevato nel primo anno di corso (7%). Il Mezzogiorno ha una percentuale più elevata della media nazionale (4,8%) e tra le regioni in cui l'abbandono è più frequente spiccano Sardegna, Campania e Sicilia, con punte rispettivamente del 5,5%, del 5,1% e del 5,0%. Mentre le percentuali più basse si evidenziano in Umbria con un valore del 2,9% e in Veneto e Molise con valori del 3,1 per cento. Più abbandono, poi, nelle paritarie (7,6%) contro il 4,1% delle scuole statali. Fra le molte cose che sono cambiate in questi ultimi 10 anni salta agli occhi il forte aumento del numero totale degli alunni stranieri con cittadinanza non italiana, che sono quindi nati in Italia ma con entrambi i genitori non italiani. Nel 2005/2006 il loro numero superava appena le 400.000 unità; nel 2014/2015 risultava quasi raddoppiato, raggiungendo circa le 830.000 unità. L’aumento è stato costante e riguarda tutti i livelli dell’istruzione. Da segnalare il numero in rapida crescita degli accessi alle scuole secondarie superiori, fenomeno, questo, dovuto alla progressiva stabilizzazione di gran parte della popolazione immigrata con il conseguente progressivo passaggio al successivo grado dell’istruzione degli alunni stranieri che frequentavano le scuole di base. In base ai dati del Servizio statistico del MIUR il paese da cui è arrivato il maggior numero di alunni stranieri nelle scuole di ogni ordine e grado nel 2014/2015 è stato la Romania, seguito da Albania, Marocco, Cina, Filippine, Moldavia, India, Ucraina, Perù, Tunisia e da molti altri.

Nel rispetto del diritto all’istruzione dei minori migranti, l’iscrizione a scuola è permessa anche durante l’anno scolastico , anche se la famiglia non fornisce i documenti anagrafici, la documentazione scolastica e i documenti sanitari necessari. Le scuole potranno raccogliere tali documenti in un secondo momento.

3.     Un ulteriore aspetto al quale viene dedicata particolare attenzione, quando si tratta della composizione delle classi, è l’eterogeneità di cittadinanza. Le Linee guida fanno infatti riferimento a una normativa già in essere che stabilisce che il numero di alunni stranieri con cittadinanza non italiana non possa superare il 30% del totale degli iscritti, ciò al fine di equilibrare la distribuzione degli alunni con cittadinanza non italiana fra scuole di uno stesso territorio. Questa percentuale può però aumentare se gli alunni stranieri hanno un’adeguata conoscenza dell’italiano o essere ridotta in caso di inadeguata padronanza della lingua